sabato 22 agosto 2009

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Elogio dell'imperfezione

Un pò di tempo fa ho fatto una chiacchierata con mio zio, appassionato di libri antichi, e abbiamo parlato dello stato di conservazione dei nostri oggetti di carta. Pur convenendo che l'imperfezione sia in genere un danno estetico, abbiamo ragionato sul fatto che ci sono delle imperfezioni molto più interessanti di altre, per esempio quelle che ci dicono qualcosa sulla storia del libro o del fumetto in esame, o sui loro vecchi proprietari.



Mi ha fatto il fantastico esempio delle manicule, tipiche degli incunaboli e dei primi libri a stampa. Io non sapevo cosa fossero e mi ha spiegato che all'epoca il lettore, quando riteneva interessante una porzione di testo, invece di sottolineare faceva un disegno a lato raffigurante una mano che punta il dito sulla riga da evidenziare!



Anche nei fumetti si possono trovare difetti divertenti e non banali.

Mi rivedo in quel ragazzino che, vent'anni prima di me, si faceva la lista di tutti i fumetti da comprare, magari preoccupato di non rientrarci con la paghetta (a prenderli tutti spendeva più di 1000 lire al mese, mica fichi!):



Oppure penso a quanto sia stato puntiglioso e meticoloso quell'altro che, in un albo di Braccio di Ferro del 1949 si è messo a correggere con la matita (senza saltarne neanche uno!) il nome di Poldo, che in quell'edizione era chiamato "Lampo" :



Oppure a volte mi viene da immaginare quali viaggi e avventure abbiano affrontato i fumetti che oggi sono nella mia libreria, e di tanto in tanto trovo degli indizi, come quelli che impresse per i posteri la famigerata Libreria Gerli di Firenze su tutti i fumetti che passarono per le loro mani:


La nota dolente è che non tutte le imperfezioni sono proprio piacevoli, ma ciò è dovuto al fatto che al mondo ci sono anche gli artisti. Ci sono quelli che dopo aver letto un albo della bella Selene vogliono farle un bel dipinto, e si armano di tavolozza:


Oppure quelli che, colti da improvvisa ispirazione nel bel mezzo della lettura, non possono fare a meno di lanciarsi nella loro opera astratta:


Ma che volete farci, gli artisti sono artisti. Agli artisti si perdona tutto.

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