venerdì 23 ottobre 2009

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I Samurai

Un filone che conosco molto poco e che non ebbe un grande successo di pubblico è stato quello dei fumetti sulle arti marziali, una delle tante mode passeggere degli anni '70 partorite dal cinema e dalla televisione. Il titolo più noto è senz'altro Shang Chi Maestro del Kung Fu, il fumetto della Marvel che venne pubblicato in Italia dall'Editoriale Corno nel 1975, cioè un paio di anni dopo la sua prima apparizione negli Stati Uniti (e del quale è previsto un film per il 2012).
Una "saga familiare" in cui il protagonista è in lotta con il perfido padre Fu Manchu che ha la classica mania di conquista e/o distruzione del mondo. La pubblicazione è anche quella che è durata di più (59 numeri in due serie, dal 1975 al 1980), ma diversi altri personaggi fecero la loro fugace apparizione nelle edicole in quegli anni. Tra le serie editorialmente più "fortunate" ricordiamo ad esempio Kung Fu (Ciarrapico Editore 1977, 12 numeri), Ken-Fu (Universal Production 1974, 6 numeri), Karatè (Ciak 1975, 4 numeri) e il semi-erotico Johnny Karate (Stapem 1973, 9 numeri in due serie), il quale spicca tra gli altri, se non altro, per le copertine incredibilmente trash, in parte disegnate e in parte fotografiche:





In questi giorni mi sono capitati per le mani due numeri di un altro fumetto similare a questi, dal titolo I Samurai, che ho letto con vorace interesse. Ambientato in una qualche metropoli cinese, parla di un gruppo di esperti di arti marziali varie (dal Karate al Sumo) che in seguito alla chiamata del Maestro si riunisce per combattere i cattivi, un'organizzazione di lottatori idioti tutti vestiti uguali da supereroi sfigati, con tanto di berretto e l'immagine di un fungo atomico sul petto. Il fumetto è molto violento, poiché la filosofia (non molto orientale...) del Maestro è proprio questa:

Un antesignano di Bush Jr. in piena regola. Il cuore del fumetto è, manco a dirlo, l'uccisione dei cattivi attraverso le nobili arti marziali, condite però dalle più bieche e gustose efferatezze (tipo il taglio della lingua per evitare che lo sventurato di turno si lamenti troppo). Tarantino non avrebbe saputo fare di meglio.



I disegni (che non sono poi orrendi) sono di tale Marchetti e di almeno un altro disegnatore rimasto anonimo. La nota dolente è la qualità della carta e della stampa, davvero misera (come si vede dal disegno sopra).

Collezionisticamente parlando:

Escono (almeno) 5 numeri tra il 1973 e il 1974. La casa editrice è la sconosciuta Edizioni Perla di Roma, il formato è all'incirca quello degli albi dei Supereroi.

Nella rubrica della posta dei numeri che possiedo, si parla della precedente uscita di un "Numero 0", che però non è segnalata nella Guida al Fumetto Italiano.

Va detto che la testata uscì in contemporanea ad un'altra serie di uguale formato dal titolo Kung Fu, pubblicata da una casa editrice dal nome diverso (Selep) ma con sede allo stesso indirizzo delle Edizioni Perla, serie che durò (almeno) 7 numeri.

2 commenti:

  1. Sempre molto interessanti questi tuoi post!
    La riscoperta di questi filoni secondari (che non sempre va a braccetto con la rivalutazione, ovvio) è qualcosa di storicamente importante per una conoscenza più ampia di ciò che è stata ( e che continua ad essere) l'industria fumettistica italiana.
    Peccato che titoli così "minori" suia sempre più difficile trovarli sul mercato...
    Incuriosito dal tuo post sui western Bianconi, alla recenre Romics ho cercato qualcoasa del genere (o altri western minori) tornandomene a casa a mani vuote...

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  2. Grazie Andrea, sei il mio lettore più affezionato :)

    E' ovvio che per fumetti come questo ci sia poco da rivalutare ma, come ho detto recentemente nel forum di Collezionismo Fumetti, secondo me (perdona l'autocitazione) "valutare l'interesse di una testata o di un gruppo di testate può anche prescindere dall'effettivo valore artistico dell'opera o dal suo successo editoriale, e prendere in considerazione altri parametri di tipo storico, sociale o altro, parimenti interessanti e spesso non degnati del giusto riconoscimento". Insomma, non è necessariamente vero che ciò che è brutto è anche poco interessante.

    Ma a Romics non hai trovato niente niente oppure costavano troppo?

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